Via Gemina e siti romani: l’antichità nel Caput Adriae
Ad un centinaio di metri dalle risorgive del Fiume Timavo, sulla sinistra, si trovano pietre solcate che segnano le tracce di un’antica Strada Romana. Si tratta della via Gemina, che da Aquileia portava prima a Trieste e poi ad Emona, l’antica Lubiana. La via era già conosciuta in età preistorica e costituiva il percorso verso la Pannonia per il commercio dell’ambra. In età romana, tra gli inizi del I secolo a.C. e l’epoca augustea, il tracciato fu adattato alle esigenze dell’Impero.
Tratti dell’antica via sono oggi percorribili attraverso il Carso.
Partendo da Malchina all’altezza dell’Agriturismo Mezzaluna, si prosegue inoltrandosi nel bosco e dopo 15 minuti, giunti ad un bivio, si imbocca il sentiero sulla sinistra e dopo ulteriori 15 minuti di cammino ancora a sinistra ad un ulteriore bivio. Si arriva ad un piccolo tratto asfaltato e sulla destra si ritrova il cartello di indicazione del percorso di colore giallo e verde, si prosegue ulteriormente ed al terzo bivio si svolta a destra. Arrivati al paese di San Pelagio, si scende a sinistra della chiesa. Dopo una decina di minuti si attraversa la strada provinciale che dal mare sale verso l’altipiano e si arriva al paese di Prepotto, che va attraversato per poi proseguire salendo tra i vigneti; dopo 20 minuti di cammino si raggiunge uno slargo e ci si approssima alla conclusione del percorso che termina sulla strada provinciale tra Ternova e Prepotto.
Il territorio di Aurisina fu molto importante in epoca romana, per la presenza della cava, dalla quale si estraeva la pietra con la quale furono costruiti i maggiori monumenti di Aquileia e Ravenna. Essa risulta essere una delle più antiche e una delle più grandi cave a cielo aperto d’Europa, con le sue pareti verticali che superano i 100 m. d’altezza. Essendo ancora attiva è possibile visitarla solo dall’alto e con autorizzazione. Vi si può comunque accedere in ogni periodo dell’anno.
Strettamente legato all’antica attività di estrazione è lo scivolo, scavato nella roccia, che si può ancora vedere a monte della strada Costiera verso Trieste, all’incirca sotto la torre piezometrica. Sembra che la pietra, una volta estratta, venisse fatta rotolare fino al mare e poi caricata sulle navi per essere portata alla destinazione desiderata. A valle infatti si possono ancora notare i resti di un molo di probabile costruzione romana.
Nelle immediate vicinanze della torre piezometrica, non molto lontano dall’abitato di Sistiana, sono stati rinvenuti anche i resti di un’abitazione romana risalente al II sec. a.C., che risulta essere la più antica trovata nella provincia. Vi si arriva seguendo il sentiero CAI n. 23.
Nel territorio di Duino, a monte delle risorgive del Timavo e in corrispondenza dell’antica via Gemina, è stata trovata un’ altra casa romana. I resti testimoniano almeno tre fasi costruttive la cui datazione va dal I sec. a.C., al I sec. d.C. Secondo alcuni storici e archeologi si tratterebbe della stazione di posta che la Tabula Peutingeriana individua non lontano dalle foci. Il ritrovamento è stato effettuato all’interno del parco che racchiude l’Acquedotto Randaccio.
Per la visita al sito rivolgersi presso la Segreteria Divisione ACQUA-ACEGAS Via Maestri del Lavoro 10 (Trieste).Tel. 040/7793300.